Potere e disuguaglianza- Sociologia

Il fenomeno del potere

La vita sociale tende verso l’irrigidimento in forme stabili di comportamento e interazione, da cui scaturiscono posizioni sociali che non mutano con il mutare delle persone che di volta in volta le occupano (il giornalista, la madre, lo studente, ecc.) e che non dipendono dalla loro personalità individuale. Questo processo di istituzionalizzazione dà vita anche a istituzioni e organizzazioni della società, perché quest’ultima non è un flusso incoerente di interazioni, ma una struttura organizzata.

Ogni istituzione e organizzazione della società è caratterizzata da una gerarchia di posizioni sociali, che dà ordine e coerenza alle loro attività. Ad esempio, in un ospedale l’infermiere è subordinato al medico, che a sua volta è subordinato al primario. Questa gerarchia non è in prima battuta basata sul valore in sé delle persone, ma sul loro potere, conferito appunto dal ruolo rivestito.

Gerarchia e potere



Ogni organizzazione sociale presenta al proprio interno una distinzione più o meno rigida di ruoli e posizioni, di compiti e con una necessaria distribuzione differenziata del potere in sostanza chi comanda e chi esegue). A ogni livello sociale esistono rapporti di potere e ogni singolo individuo ne è coinvolto.

Max Weber definisce il potere di un certo soggetto come la possibilità che i suoi comandi trovino obbedienza da parte di altre persone (senza utilizzare la forza). Si pensi ad esempio al funzionamento di una grande industria, dall’amministratore delegato ai quadri intermedi, fino agli operai. Ma lo stesso Weber propone anche un’altra definizione, riferita alle relazioni di potere informali: la capacità di ottenere qualcosa contro la volontà altrui, senza necessariamente ricorrere a dei comandi espliciti. Ovunque e in ogni momento, nella società, si verificano infatti dei conflitti di volontà. Il potere di ciascuno, situazione per situazione, è la forza di imposizione della propria volontà ad es. un gruppo di amici che deve decidere cosa fare una sera: qualcuno dovrà necessariamente rinunciare ai propri desideri e adeguarsi).

Le diseguaglianze nella distribuzione del potere non sono prerogativa delle società istituzionalizzate: ogni interazione tra gli uomini, anche la più libera, è in qualche modo aperta all’instaurazione di rapporti di potere (perfino tra due innamorati, ad esempio).

L’autorità



Per ricapitolare, vanno dunque distinte due forme di relazione di potere: quelle informali (che pervadono tutte le interazioni sociali) e quelle istituzionalizzate (rese formali e ufficiali da un sistema di posizioni e di ruoli accettato più o meno da tutti. In quest’ultimo caso in sociologia si parla di autorità (Weber).

La differenza tra le due è che le prime dipendono dalla personalità dei singoli, le seconde dipendono sempre da una certa posizione, un certo ruolo (anche se evidentemente chi occupa una posizione importante è solitamente anche dotato di personalità e carisma particolari, ma non necessariamente). Il potere informale è poi un potere di fatto (vale perché “riconosciuto” dai vari attori); l’autorità invece è un potere legittimo.

Potere e ingiustizia

Le strutture di potere su cui si basa la società non sono soltanto potenziali strumenti di ingiustizia, ma rappresentano anche la condizione per poter agire, “poter fare”. Il potere ha una funzione “sana” per la società nella misura in cui è uno strumento per mobilitare delle risorse in vista di un obiettivo da raggiungere (es. della scuola: senza la figura dell’insegnante sarebbe impossibile raggiungere gli obiettivi),

Le strutture di potere istituzionalizzate hanno in definitiva un ruolo positivo sia per chi le dirige sia per chi ne è sottoposto, se razionali e opportunamente organizzate. Certo, ogni fare comporta un impedimento al fare degli altri, ma diversamente la capacità di fare delle cose sarebbe inferiore per tutti i membri della collettività. La distribuzione diversificata del potere è un qualcosa che semplicemente c’è e non può essere eliminato e che può assumere significati positivi o negativi a seconda di come il potere viene concretamente esercitato.



La disuguaglianza

La distribuzione differenziata del potere produce disuguaglianza tra le persone, inevitabilmente. Questa disuguaglianza la si ha anche nelle risorse sociali (ricchezza economica, culturale, di prestigio e di potere), a cui gli individui non hanno uguale accesso. Si parla in questo caso di disuguaglianza sociale.

La forma più importante è la disuguaglianza di ricchezza economica, perché ad essa è legato non solo il benessere personale, ma anche le opportunità di vita, tutti fattori che contribuiscono poi ad aumentare ulteriormente la propria ricchezza.

La disuguaglianza di prestigio è legata al grado di considerazione in cui viene tenta una certa persona e conta molto in termini di gratificazione personale, oltre alle facilitazioni che solitamente vengono accordate a chi gode appunto di prestigio rispetto alle persone comuni.

La diversa istruzione è un altro fattore di disuguaglianza. E all’istruzione è ovviamente legato anche il livello di ricchezza e di prestigio.

Nella nostra società può accadere che una persona si trovi in una posizione svantaggiata rispetto a una delle risorse sociali e di vantaggio in un’altra: lo strozzino è ricco ma non ha prestigio, un insegnante il contrario. La nostra società non ha inoltre più una struttura semplicemente piramidale: pochi privilegiati che tanno al vertice e la maggior parte della popolazione composta di svantaggiati. Le disuguaglianze permangono, ma oltre alle élite, la società non è composta solo da svantaggiati, ma al contrario il sistema delle risorse sociali è oggi variegato e quindi ci sono moltissime opportunità.



Le differenze tra gli individui

Tra gli uomini vi sono differenze naturali come il sesso, la statura, l’età che possono anche essere differenze sociali e portare a disuguaglianze: ad esempio le donne (differenze di genere) hanno stipendi mediamente più bassi degli uomini. Oppure le differenze etniche, con gruppi svantaggiati rispetto ad altri o addirittura perseguitati (si pensi all’antisemitismo o all’apartheid sudafricano), spesso in via “informale”, senza cioè previsioni normative in tal senso. Anche le differenze di età possono dar luogo a disuguaglianze, con società che marginalizzano gli anziani, ad esempio.



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