Pedagogia- Illuminismo ed Empirismo
Una nuova idea della mente umana
Nel corso del ‘700, in tutta Europa si sviluppò un intenso dibattito sui metodi e fini dell’educazione e dell’istruzione. Ci fu un ripensamento di molte pratiche educative adottate nelle famiglie e nelle scuole, introducendo innovazioni anche nella puericultura. Uno dei fattori di questi ripensamenti fu l’affermarsi di una diversa concezione delle facoltà cognitive dell’uomo, delle modalità di apprendimento e del funzionamento della mente, che vide John Locke tra i suoi ispiratori. Le pionieristiche ricerche di David Hume, Diderot, Locke e altri misero in crisi la teoria dell’innatismo secondo cui l’uomo nasce con idee già impresse nella mente, tra cui Dio. Per questo prima dell’Illuminismo il compito fondamentale dell’educazione ero lo studio della religione, che conduceva alla salvezza eterna dell’individuo. L'origine della conoscenza è invece individuata nell’esperienza e nelle capacità sensoriali e intellettive dell’individuo: si afferma la corrente filosofica dell’empirismo, secondo cui l’uomo non nasce con idee innate e per crescere e svilupparsi deve fare esperienze. I sensi non sono altro che le propaggini del sistema nervoso che riporta all’individuo l’ambiente esterno e gli permette di interagire con esso, ma anche con i propri simili.
Oltre alla filosofia, fu molto importante anche il ruolo svolto dalla ricerca medica per indagare sui processi cognitivi. Tissot e altri autori diedero impulso agli studi sulla fisiologia degli organi e sulla psiche. Per la prima volta fu chiara la differenza tra adulto e bambino, con prerogative peculiari diverse: la medicina infantile si concentrò sulle caratteristiche degli infanti; la psicologia – come branca della filosofia che si occupa della psiche – considerava invece il bambino una tabula rasa, ossia un essere dotato unicamente dei sensi e privo di idee innate.
Tutelare la salute dei bambini
Il neonato viene quindi riconosciuto come un essere dotato di sensi e ragione, pronto ad apprendere, per crescere e integrarsi con i suoi simili. L’infanzia viene finalmente pensata come la fase della vita destinata all'apprendimento, considerata la facilità dei bambini ad assimilare nuovi stimoli e quindi, almeno nei ceti più elevati, diventa oggetto di cure e attenzioni. In particolare, la tutela della salute dei bambini è garanzia di sopravvivenza in una fase storica in cui la mortalità infantile era elevatissima.
Con l’Illuminismo si arrivò finalmente a un aggiornamento dei metodi e dei programmi scolastici. Il dibattito sulla scelta dei metodi didattici fu molto acceso, perché non erano in discussione solo delle teorie pedagogiche, ma anche un nuovo modello di cittadino. Con educazione intellettuale si intendevano i contenuti specifici dell’istruzione, ma le modalità di insegnamento erano rimaste sostanzialmente le stesse dal ‘500. Non che fossero mancate proposte di riforma, ma si scontravano con la resistenza delle gerarchie ecclesiastiche, prima ancora che dei governi. I professori si muovevano nel solco della tradizione e la scuola forniva quindi una preparazione poco utile sul piano pratico e questo non solo per i figli degli aristocratici, ma anche per i futuri medici, mercanti, ecc., che necessitavano di una formazione specifica.
Il latino materia obbligatoria
I bambini ricchi studiavano a casa, quelli poveri invece frequentavano classi affollatissime, anche con oltre cento alunni. Una importante innovazione fu l’introduzione dell’uso del volgare in classe per la prima alfabetizzazione, che incontrò però forti resistenze, tanto che molti insegnanti utilizzavano il latino ancora ai primi ‘800. Le difficoltà ad adottare tale metodo risultavano però insormontabili per tantissimi alunni, perché dovevano operare una doppia traduzione: dal latino alla lingua nazionale e infine al loro dialetto. Nell’istruzione secondaria, il latino era la materia più importante e la lingua di comunicazione per eccellenza. Le discipline umanistiche – retorica e grammatica – avevano un peso maggiore rispetto alle scienze esatte, peraltro inserite tardi nei piani di studio. I programmi scientifici venivano vagliatati per evitare teorie poco ortodosse come quelle di Newton. Base dell’istruzione, fino alla stessa università, rimase la religione, fondamento di ogni conoscenza e moralità.
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