Antropologia - La cultura in Hoggart e Geertz
Hoggart
L'espressione "studi culturali" si deve al sociologo inglese Herbert Hoggart. Verso la metà del Novecento, con la fine dell'impero coloniale inglese, si avvertì la necessità di analizzare la società e la cultura inglese, alla luce dei fenomeni come l'immigrazione dalle ex-colonie e di altre dimensioni identitarie come etnicità, genere, sesso, diseguaglianze di classe.
Gli "studi culturali" ripresero il concetto antropologico di cultura (insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall'uomo in quanto membro della società), adeguandolo al contesto inglese dell'epoca. La cultura viene vista nella Gran Bretagna degli anni '60 e '70 come un'arena, un luogo di incontro-scontro per l'affermazione di idee e di diritti da parte dei diversi gruppi sociali (che penso di poter definire "subculture"). Questi si definiscono in base al modo in cui essi stessi si percepiscono e al modo in cui gli altri li percepiscono.
Il concetto di incontro-scontro era già stata elaborata in modo differente da Antonio Gramsci nella sua teorizzazione dell'egemonia culturale nella società.
La nozione di agency sta a indicare la capacità che gli individui hanno di dare significato a eventi, accogliendoli o rifiutandoli per adattarsi o resistere loro, con una propria soggettività, elaborando una consapevolezza o un'idea di se stessi all'interno della propria cultura.
L'Antropologia Simbolica e Clifford Geertz
L'antropologia simbolica è una corrente che si affermò a partire dagli anni '60, dando rilievo alla dimensione del significato nelle culture. In questo approccio, l'attenzione degli antropologi si concentra su come si comunica e come i significati vengono prodotti e trasmessi nelle relazioni sociali, politiche, emotive ed economiche.
Il circolo ermeneutico di Clifford Geertz
L'antropologia simbolica si sviluppò negli Stati Uniti, con il contributo di studiosi come Clifford Geertz, noto per il suo lavoro sul campo in Indonesia e in Marocco. Geertz enfatizza l'importanza dell'etnografia, cioè dello studio dei comportamenti e delle culture attraverso l'osservazione diretta sul campo. La sua metodologia si fonda sull'interpretazione di ciò che dicono e pensano gli interlocutori nel corso della ricerca sul campo. Questi, infatti, tendono a corrispondere alle aspettative e agli interessi del ricercatore ed inoltre l'antropologo deve fare attenzione a non travisare i significati mentre li traduce in forme comprensibili.
Il lavoro dell'antropologo culturale si concentra sul processo di interpretazione e traduzione dei significati culturali. Il problema principale consiste nel garantire che questi significati non vengano distorti durante il processo di comunicazione, per preservare l'autenticità della cultura studiata.
"Mobilità dei simboli" e "incontro tra i simboli"
Geertz non solo ha elaborato una teoria della cultura, ma è stato anche - come già detto - un ricercatore sul campo negli anni '50 in Indonesia e poi in Marocco negli anni '60. La sua opera più celebre è Interpretazione di culture (1973), una raccolta di scritti che analizzano il concetto di cultura. Geertz definisce la cultura come un insieme di simboli che prendono vita attraverso la comunicazione, ereditati dalle generazioni precedenti.
La mobilità dei simboli si riferisce al fatto che essi non rimangono fissi nel tempo, pur mantenendo la loro essenza. Essi mutano, cambiando significato anche in relazione agli incontri con altre culture. Questo dinamismo dei simboli provoca quindi il mutamento culturale.
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